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CSV: le ali della solidarietà

 |  Redazione Sconfini

Esistono migliaia di cittadini che con costanza regalano il loro tempo, le loro giornate, le loro forze fisiche agli altri, senza chiedere nulla in cambio, imbastendo progetti, acquistando prodotti e materiali, spostando in giro per la città con i mezzi propri o delle rispettive associazioni disabili, anziani, bambini ecc. Ovvio che, per quanto bassi possono essere i costi di gestione, spinti ai limiti della gratuità, e accorte possano essere le gestioni delle associazioni di volontariato, esistono capitoli di spesa molto incisivi che non possono essere cancellati: affitti, telefono, Internet, bollette della luce, del gas, dell’acqua, benzina ecc.

 

Come fa allora a sopravvivere il volontariato? A dare sostegno a questa vera e propria colonna vertebrale morale della cinica società in cui viviamo è venuta in soccorso una delle ultime leggi varate nell’ormai lontano 1991 dalla cosiddetta Prima Repubblica: la 266. Presidente del Consiglio all’epoca l’highlander Giulio Andreotti. In essa è contenuta la disposizione che obbliga le casse di risparmio e le fondazioni bancarie a destinare un quindicesimo dei loro utili al mondo del volontariato. Inutile ricordare che quando si parla di banche, casse di risparmio e istituti di credito i loro draculeschi utili rappresentano cifre pazzesche ed esorbitanti.

 

Questi fondi confluiscono in un fondo amministrato in prima battuta dalle rispettive Regioni in un conto corrente infruttifero. Successivamente, sempre per legge, la Regione costituisce il Comitato di Gestione (Co.Ge. - rinnovato per legge ogni 2 anni) di questo denaro, composto in Friuli Venezia Giulia da 14 membri di cui: 7 rappresentanti delle Fondazioni che hanno versato il denaro nel fondo (Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, Fondazione Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone, Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste e Fondazione Cariplo); 1 rappresentante dell’ACRI; 1 rappresentante eletto tra i comuni della regione da ANCI, UPI e UNCEM; 4 rappresentanti del mondo del volontariato (1 per provincia) eletti direttamente dai volontari; 1 rappresentante del Ministero del Welfare.

 

Il presidente è scelto a rotazione tra i rappresentanti delle Fondazioni. Il vicepresidente è per consuetudine sempre un volontario. Il Co.Ge. recepisce gli indirizzi politici stabiliti dal coordinamento nazionale dei Co.Ge., dal Ministero del Welfare e dal Comitato Regionale del Volontariato (un organo politico della Regione di cui parleremo più avanti), e destina infine i soldi al Centro Servizi Volontariato, l’Associazione Interprovinciale di Organismi per la Gestione del Centro Servizi Regionale, che dal 2001 ha vinto i bandi della Regione per gestire il fondo e che resterà in sella almeno fino al 2009.

 

Completata la spiegazione su questa intricatissima matassa politico-amministrativo-burocratico-associativa tipicamente italiana, finalmente i soldi (che nella nostra regione sono circa complessivamente 2 milioni di euro l’anno) possono essere destinati al Centro Servizi Volontariato che può smistarli tra le varie organizzazioni (solo del volontariato) della regione sulla base dell’indirizzo politico espresso dal Comitato Regionale del Volontariato e delle decisioni prese dal Comitato di Gestione. Ovviamente, per poter ricevere una parte dei fondi le associazioni devono presentare idee, necessità e progetti oltre a dimostrare di possedere i tre requisiti fondamentali del volontariato: gratuità, terzietà (ovvero aprirsi anche al mondo esterno alla propria associazione) e propensione al lavoro di rete con enti pubblici ed associazionismo di ogni ispirazione che si richiami ai valori del volontariato.

 

Il Centro Servizi del Volontariato del Friuli Venezia Giulia, in breve anche definito CSV-FVG, o solo CSV, è dunque l’Associazione Interprovinciale di Associazioni legate al mondo del volontariato. Quando nel 2001 vinse il primo bando pubblicato dalla Regione, ne facevano parte 98 associazioni di tutta la regione (uno dei motivi per cui è stata battuta la concorrenza di “consorzi associativi” locali), mentre ad oggi il numero ha raggiunto la straordinaria cifra di 328 associazioni aderenti. A queste associazioni si aggiungono anche le 4 Province, che per legge devono mettere a disposizione le strutture e presso le cui sedi mettono a disposizione uno “sportello” dove indirizzare il pubblico e distribuire materiale informativo. La scelta all’epoca del primo bando per creare la sede centrale del CSV di tutta la regione è caduta sulla struttura offerta dalla Provincia di Pordenone (una splendida ed ampia villa su cui il CSV è intervenuto per renderla funzionale). Da allora, il cuore e il cervello del volontariato regionale sono stati installati a Pordenone.

 

Trieste, Udine, Gorizia, Tolmezzo e un’altra mezza dozzina di comuni (in tutto ce ne sono 11 più 3 info-point) sono invece dotati di uno sportello, che funge da centro di coordinamento tra le associazioni, luogo in cui materiale informativo, di cancelleria, sale, computer e quant’altro sono messi a disposizione di tutte le organizzazioni di volontariato presenti sul territorio, socie iscritte o non iscritte al CSV.

 

Tra le principali funzioni del CSV c’è la programmazione annuale, con i relativi capitoli di spesa, da proporre al Comitato di Gestione. Nella programmazione rientrano 4 macroaree di capitoli di spesa che richiedono un intervento economico: le spese per il personale, la promozione, la progettualità, gli acquisti di attrezzature in regime di condivisione.

Giuseppe Morea

 

 

 

 

 


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