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Psoriasi: rebus ancora irrisolto

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E' una malattia non contagiosa né mortale, ma ancora oggi considerata inguaribile, nel senso che i trattamenti disponibili consentono di contenerne e contrastarne i sintomi o di ridurne la gravità, ma il paziente psoriasico può essere periodicamente esposto alla loro ricomparsa.

Patologia  cronica  e recidivante: già questo assunto spiega la gravità dei disagi e delle sofferenze che devono affrontare chi è colpito dalla psoriasi, generalmente in giovane età, e che vengono esacerbati da momenti di stress. Sapere di non potersi considerare guariti in modo definitivo da una patologia così condizionante, può produrre in alcuni pazienti effetti scoraggianti sulla sfera personale, sull’aspirazione di condurre una vita normale per quanto riguarda le attività di tutti i giorni, il lavoro, gli affetti, la vita sociale. La dermatologia, fortunatamente, ha fatto in questi ultimi anni passi in avanti nella comprensione dei meccanismi che regolano questa malattia e ha acquisito nuove e più efficaci possibilità terapeutiche che consentono una migliore gestione del problema.

 

La psoriasi è solitamente caratterizzata, seppure nella varietà di forme, esordi e localizzazione, da sintomi e segni particolari che non possono sfuggire al medico curante e allo specialista dermatologo. Il professor Giusto Trevisan, docente universitario alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Trieste e direttore dell’U.C.O. di Dermatologia e Venerologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Ospedali Riuniti di Trieste, ne descrive così le caratteristiche peculiari: “La psoriasi è una dermatite eritemato-squamosa e le lesioni psoriasiche sono costituite da papule e chiazze eritematose-desquamative ben delineate. Le squame presentano un caratteristico aspetto argenteo; la loro rimozione mediante trattamento rileva un fine sanguinamento da focolai puntiformi” (segno di Auspitz). Questo fenomeno è utile per la diagnosi. Un altro utile dato è rappresentato dalla presenza di eritema e di ragadizzazione a livello del solco intergluteo (segno di Brunsting). La distribuzione delle lesioni è frequentemente simmetrica e le sedi di elezione sono il cuoio capelluto e le superfici estensorie degli arti.

 

“La psoriasi – spiega Trevisan – tende a manifestarsi a livello di aree cutanee precedentemente traumatizzate (fenomeno di Koebner) e le chiazze psoriasiche sono in genere asintomatiche. Sono state descritte svariate forme cliniche di psoriasi: psoriasi a chiazze, guttata, eritrodermica pustolosa, delle pieghe e artropatica. L’aspetto clinico della psoriasi dipende anche dalla sede d’insorgenza delle lesioni: si distinguono, pertanto, anche diverse varianti topografiche, come la palmoplantare, del capillizio, del volto, la psoriasi ungueale, follicolare e la pulpite psoriasica”.

 

La psoriasi è una malattia frequente?

“Interessa circa il 2% della popolazione: non è infrequente quindi – risponde Trevisan – e ha una vera e propria rilevanza sociale. Può insorgere a qualunque età, ma si registra una prevalenza a manifestarsi nei primi venti anni di vita o dopo i quaranta, assumendo anche caratteristiche in parte diverse”.

 

Tra le varie forme possibili qualcuna è predominante?

“La psoriasi classica rappresenta la varietà clinica più frequente: si localizza nelle superfici estensorie dei gomiti e delle ginocchia, nella regione lombosacrale, nel cuoio capelluto e nelle mani. Le lesioni sono costituite da placche di forma rotondeggiante od ovalare, a bordi netti, infiltrate, spesso simmetriche”.

 

Le alterazioni a carico delle unghie possono talvolta costituire la presentazione iniziale della patologia.

“Nella psoriasi ungueale si può osservare la presenza di pitting (depressione ungueale), la perdita di lucentezza, l’ipercheratosi subungueale, i solchi di Beau, fino al distacco dell’unghia. I pazienti affetti da psoriasi artropatica, con interessamento quindi delle articolazioni interfalangee distali, possono presentare anche alterazioni ungueali”.

 

Dove si può presentare la dermatite psoriasica?

“Interessa pressoché esclusivamente le pieghe cutanee (inguine, ascelle, solchi soprapubico e intergluteo) e le zone flessorie anziché estensorie. Possono essere colpite le piccole pieghe come i solchi retroauricolari, gli spazi interdigitali, i canti palpebrali esterni, le commessure labiali (gli angoli formati dal labbro inferiore con quello superiore, ndr) e la regione ombelicale”.

 

In alcuni pazienti la psoriasi ha una manifestazione diffusa fino al 90% della superficie corporea.

“Si hanno in tal caso la forma di psoriasi puntata (elementi papulosi punpsoriasitiformi, ndr), oppure la psoriasi guttata (piccolissime papule e chiazzette a livello del tronco e dei segmenti prossimali degli arti) che insorge frequentemente nei giovani 1-2 settimane dopo un’infezione a carico delle vie aeree superiori, tipicamente una faringite streptococcica che richiede oltre ai farmaci antipsoriasici anche un trattamento antibiotico. La psoriasi nummulare invece presenta chiazze diffuse più grandi, della dimensione di una moneta. Anche queste forme possono insorgere in maniera eruttiva o essere correlate a focalità”.

 

E se la psoriasi si localizza in distretti particolari?

“Le psoriasi possono mettere in evidenza caratteristiche istologiche non facilmente apprezzabili quali microascessi o micropustole (di Muro-Savereau, clinicamente poco apprezzabili). Quando questi microascessi diventano più grandi si hanno le psoriasi pustolose nelle forme localizzate (psoriasi palmoplantare) o generalizzate gravi (Impetigo Herpetiformis)”.

 

Quali sono i meccanismi patogenetici della psoriasi?

“Sembrano implicati nel meccanismo infiammatorio e disgregativo i linfociti T, i vasi sanguigni e le sostanze attive rilasciate. I farmaci di più recente utilizzo che inibiscono i linfociti T e il TNF (Tumor Necrosis Factor) realizzano un’inibizione della flogosi desquamativa psoriasica, confermando quindi che il modello interpretativo patogenetico ipotizzato è valido e almeno in parte compreso”.

 

L’ansia è spesso presente nel malato di psoriasi: ansia per l’andamento della propria malattia; e ansia per il doversi esporre, soprattutto nella bella stagione che inesorabilmente favorisce lo scoprire le parti del corpo (ginocchia e gomiti) dove sono presenti le chiazze psoriasiche. L’ansia fa anche parte del grande capitolo dello stress, che è molte volte sia fattore scatenante che aggravante della patologia psoriasica. “Nella varietà di psoriasi – afferma Trevisan – si possono trovare sia caratteristiche di predisposizione genetica e frequente familiarità, sia l’esistenza di fattori scatenanti o esacerbanti come stress, traumi locali (fenomeno di Koebner nella psoriasi a placche), infezioni viremiche o da Streptococco A-emolitico (psoriasi guttata), reazioni allergiche a farmaci (topici e sistemici), scottature solari o da UV (psoriasi a placche), ritiro o interruzione della terapia cortisonica, ipocalcemia (rara)”.

 

L’attenta valutazione da parte del medico curante e il controllo dello stato, dell’andamento e del decorso terapeutico non devono escludere il fattore dell’autoconsapevolezza del paziente, anche se ciò non deve mai autorizzare l’automedicazione. A tutt’oggi si risconta una moltitudine di farmaci e trattamenti più o meno efficaci a cui ogni paziente reagisce in maniera differente. “Il primo approccio al paziente – precisa Trevisan – è rappresentato dall’impiego di una terapia topica basata su prodotti galenici o magistrali, valutando la sede e la forma della manifestazione psoriasica e i farmaci precedentemente usati. Si usano in associazione farmaci cheratolitici e farmaci riducenti”.

 

L’esposizione ai raggi solari (elioterapia delle aree interessate dalla patologia) migliora molti casi di psoriasi, senza sottovalutare il fatto che per molti pazienti andare in località marine equivale ad andare in vacanza… e lo stato di benessere e relax che ne deriva è una delle più efficaci terapie antistress per la psoriasi. “Tra le terapie sistemiche per la psoriasi – aggiunge Trevisan – è compresa la fototerapia con raggi UVB (localizzata o estesa a tutto il corpo mediante apposite cabine) oppure UVA e psoraleni (fotochemioterapia o PUVA terapia)”.

 

Le scoperte nel campo della biologia molecolare hanno prodotto la comprensione dei meccanismi della malattia a livello molecolare e hanno dato l’avvio all’era della terapia biologica mirata. “Le terapie biologiche – chiarisce Trevisan – possono essere disegnate al fine di bloccare specifici step molecolari con immunosoppressori mirati. I farmaci biologici rappresentano uno dei maggiori progressi nel campo terapeutico, e il loro successo è dovuto alla grande selettività d’azione nei processi immunologici che scatenano e sostengono la psoriasi”.

Ignazia Zanzi



In collaborazione con Help!

 

 

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