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La mastoplastica additiva

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Il seno è l’organo femminile che più di ogni altro identifica la femminilità. La sua forma e il suo volume, in determinati contesti sociali e culturali, nel complesso e variegato linguaggio simbolico, assumono un aspetto primario nel determinare l’immagine di sé intrinseca ed estrinseca, quant’ anche il fascino e la seduttività della donna.

“Molte donne – spiega il dottor Costantino Davide, specialista in chirurgia plastica presso la Casa di Cura Sanatorio Triestino di Trieste – scelgono di praticare l’intervento di mastoplastica additiva per soddisfare il desiderio di un seno più pieno e sentirsi finalmente sicure di se stesse. Una donna soddisfatta del proprio seno nel passato può non esserlo più oggi. Spesso, dopo un dimagramento, una gravidanza o col passare del tempo, il seno perde volume e tono e la forma si modifica: la mastoplastica additiva può migliorare la forma e il volume del seno in rapporto all’armonia del corpo”.

 

 

L’aumento del volume del seno può essere eseguito a qualsiasi età?

“Solo dopo che la mammella ha completato il suo fisiologico sviluppo, anche se la fascia d’età compresa fra i 35 e i 50 anni è quella nella quale è praticato il maggior numero di primi interventi. La candidata giustamente motivata a questo tipo di intervento estetico-plastico è la donna psicologicamente matura, cosciente e con un atteggiamento realistico per quanto riguarda le aspettative, che lo fa per se stessa e non per assecondare le pressioni o le richieste del partner, o perché animata da spirito di competizione o emulazione con altre immagini femminili più o meno vicine che già si sono sottoposte a questa soluzione. Se durante il colloquio preoperatorio emerge questa condizione fondamentale, il chirurgo valuterà con la paziente la soluzione migliore praticabile”.

 

La mastoplastica additiva, come tutti gli interventi di chirurgia estetica, viene personalizzata per rispondere alle esigenze e soddisfare in modo realistico le aspettative.

“Non si deve paragonare mai la propria situazione e il possibile risultato con quelli di altre persone che si conoscono e che sono state sottoposte a interventi simili, magari da altri chirurghi. Ogni caso è unico e il chirurgo plastico lo tratterà con la tecnica più adeguata dopo aver valutato, durante la visita specialistica, che è fondamentale, le condizioni del seno, la qualità della pelle e le aspettative. Verrà selezionato il tipo di protesi adatto dopo aver preso delle misure molto precise sul seno e sul torace, sull’assetto muscolare e sulla struttura fisica. Infine sarà selezionata la tecnica di intervento più adatta alle esigenze del caso”.

 

Quali tecniche sono attualmente proponibili?

“La scelta della sede dove praticare l’incisione e dove inserire la protesi varia a seconda dei casi. Ognuna di esse può essere valida e il tipo di incisione viene deciso durante la visita preoperatoria in base alla tecnica necessaria, al tipo di protesi e alle esigenze della paziente. Attraverso le incisioni cutanee si ricava una tasca dove viene inserita la protesi. La tasca può essere ottenuta dietro la ghiandola mammaria o posteriormente al muscolo pettorale. Le tecniche più moderne prevedono la possibilità di un piano misto “dual plane” con il quale l’impianto viene posizionato sotto il pettorale nella parte superiore e sotto la ghiandola inferiormente”.

 

Le protesi disponibili hanno tutte la stessa forma?

“Le protesi mammarie più diffuse, costituite da un triplo involucro di silicone e riempite con gel altamente coesivo e compatto, annullano il rischio di diffusione del silicone nei rarissimi casi di rottura degli impianti. La superficie lievemente rugosa detta “tesaurizzata” ha ridotto, rispetto al passato, il rischio di capsula cicatriziale eccessiva. Le protesi in silicone sono durature ma non eterne: sarà quindi buona regola sostituirle dopo 10-15 anni, adeguandole all’armonia del corpo nel tempo cambiata, correggendo l’eventuale ptosi con un intervento di mastopessi. Oltre alla forma rotonda ci sono le protesi anatomiche di forma leggermente “a goccia” con una graduale sfumatura del volume nella parte superiore: questa forma, simile a quella del seno naturale, consente di evitare un eccessivo riempimento del polo superiore della mammella e l’effetto innaturale soprattutto in una figura esile e molto magra”.

 

Una volta scelto il tipo di protesi conseguente sarà l’incisione…

“Essa può essere praticata in sede periareolare (metà inferiore dell’areola), ed è la preferibile perché l’esito cicatriziale è pressoché invisibile. In alternativa, il solco sottomammario è la via di scelta quando l’areola è di piccolo diametro: lascia una cicatrice di 4-5 centimetri. La ghiandola mammaria non viene violata perché si scivola sotto di essa senza toccarla e non si interrompono i dotti galattofori in previsione di un eventuale allattamento. La sostituzione delle protesi, se necessaria, è molto facile. Si incide, invece, sotto l’ascella quando il soggetto presenta tendenza a cheloidi, a dare cioè esiti cicatriziali molto evidenti: le cicatrici sono nascoste, ma la sostituzione delle protesi, se necessaria, è più difficoltosa”.

 

L’intervento si pratica in anestesia totale? Può dare complicazioni?

“La mastoplastica additiva può essere eseguita in anestesia locale con leggera sedazione o anestesia totale. L’intervento, praticato dopo terapia antibiotica preventiva, è di norma in regime di day hospital, ma quando necessario la paziente può passare la notte in clinica. Dopo l’intervento viene indossato un apposito reggiseno moderatamente compressivo e mantenuto con funzione contenitiva per il primo mese, durante il quale si potrà avvertire una lieve tensione al seno; si dovranno limitare gli sforzi fisici e l’esposizione al sole. Alcuni casi prevedono drenaggi, e i punti di sutura possono essere del tipo riassorbibile o da rimuovere. Nella maggioranza dei casi gli interventi di mastoplastica additiva danno esiti soddisfacenti: il risultato definitivo si ha 6 mesi dopo l’impianto, e può assestarsi nell’arco dei 12 mesi successivi. È importante, per chi voglia prendere in considerazione l’intervento, essere edotti, nella fase del consenso informato, sia sui benefici che sui rischi della procedura. Quando la protesi viene inserita, intorno ad essa l’organismo forma una capsula, e ciò fa parte del normale processo di guarigione: la sostiene e la protegge. La capsula può in certi casi contrarsi e quindi costringere l’impianto, dando al seno una consistenza più dura. Nei casi più severi è necessario intervenire di nuovo per indebolire la capsula fibrosa e talvolta sostituire la protesi”.

 

Esistono concreti rischi per la salute della donna che utilizza queste protesi?

“Non vi è alcuna prova scientifica che la presenza di protesi mammarie aumenti il rischio di cancro della mammella o di altre malattie o che possano influenzare la gravidanza o compromettere l’allattamento. Mammografia ed ecografia sono normalmente possibili e la risonanza magnetica risolverà ogni eventuale dubbio”.

Ignazia Zanzi

 


In collaborazione con Help!

 

 


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