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La tomografia assiale multistrato

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Si può considerare il progresso più importante realizzato in cardiologia (e forse in medicina) negli ultimi 10 anni. La TAC multistrato sostituirà fra poco tempo

 

completamente la classica coronarografia che molti pazienti sono oggi restii a fare, sia perché è necessario introdurre il catetere in un’arteria (con possibili conseguenze) sia perché è gravata tuttora da una mortalità dell’1‰.

La coronarografia tradizionale introdotta in cardiologia negli anni passati rimane tuttora l’esame standard per la valutazione delle arterie coronariche. Tuttavia essa è invasiva, a volte anche rischiosa e perciò richiede il ricovero ospedaliero. Da qualche anno, invece, è disponibile una nuova possibilità di studiare il circolo coronarico: l’angiografia TAC multistrato (in inglese Multislace Computer Tomography). Quest’indagine, grazie ai Premi Nobel per la medicina Goedfrey Hounsfield e Allan Cormack (Nobel Award adress Med Phys 1980) è sicuramente una delle più recenti innovazioni nel campo della “immagine cardiaca”. Essa è una metodica d’immagine anatomica-morfologica della parete coronarica che permette la diretta visualizzazione della malattia arteriosclerotica.

 

Per eseguire questo esame è sufficiente introdurre per via endovenosa un mezzo di contrasto e in 30 secondi il generatore di raggi X, girando intorno al paziente, raccoglie i dati che saranno poi elaborati da un computer. Il modello più recente (in dotazione alla Radiologia dell’ospedale di Cattinara, a Trieste) in una singola rotazione crea 64 immagini che permettono una visione tridimensionale del cuore. Per effettuare l’indagine ambulatorialmente è necessario che il paziente abbia una bassa frequenza cardiaca (inferiore a 65 battiti al minuto); perciò in qualche caso è necessario somministrare un farmaco betabloccante che riduce le frequenze cardiache elevate.

 

La corretta utilizzazione di questo esame non può prescindere dalla conoscenza dei suoi limiti e dei vantaggi rispetto alle altre indagini diagnostiche. La possibilità di poter “vedere” la parete delle arterie, la possibilità di poter osservare il cuore e le coronarie in maniera tridimensionale sono caratteristiche tipiche della TAC multistrato, e perciò essa fornisce nuove informazioni rispetto alla classica coronarografia. Pertanto l’indagine, allo stato attuale, può avere un ruolo integrativo alla classica angiografia coronarica. Non è ancora chiaro qual è il ruolo più utile della TAC multistrato nella pratica clinica generale, tuttavia l’indagine è da raccomandare nei casi in cui non vi sono tutte le indicazioni per l’usuale coronarografia.

 

La TAC multistrato non è indicata per tutti: l’esame è costoso e comporta una dose non piccola di radiazioni con relativo danno biologico (rischio di tumori nelle giovani donne recentemente segnalato dalla rivista americana JAMA 2007; 298, 317). La legge EURATOM del giugno 1997 stabilisce che ogni esame di radiologia o di medicina nucleare deve essere giustificato. A volte nemmeno il medico che prescrive l’esame conosce la potenzialità di danno di alcuni esami radiologici.

 

Ad oggi, i candidati ideali a quest’indagine sono i pazienti con bypass aortocoronarico e con angioplastica, nei quali si vuol conoscere la pervietà dei vasi, mentre per gli stent coronarici l’esame serve sopratutto per quelli posizionati nei tratti iniziali delle più grosse arterie coronariche. Tuttavia con l’evoluzione tecnologica si punta ad individuare precocemente le stenosi e le placche coronariche, specie nelle donne che spesso presentano una sintomatologia dolorosa toracica in forma subdola. Infatti, una recente ricerca pubblicata sulla prestigiosa rivista Journal of American College of Cardiology (2007; 49, 863) ha dimostrato che nei pazienti che giungono in Pronto Soccorso con una sintomatologia dolorosa toracica di dubbia genesi cardiaca, la TAC riduce i tempi per la formulazione di una diagnosi corretta del 75%, abolendo la spesa per altre indagini. Altre promettenti indicazioni della TAC multistrato sono la valutazione della performance ventricolare, quella dell’atrio sinistro e delle vene polmonari.

 

I progressi per questa nuova tecnica diagnostica sono crescenti. L’innovazione costante della tecnologia ha permesso l’introduzione della doppia sorgente radiogena ma soprattutto l’aumento del numero degli “strati” da studiare. Dal Giappone é giunta recentemente la notizia del prototipo di una nuova apparecchiatura a 256 “colpi” che con una singola rotazione permette di acquisire i dati completi dei volumi cardiaci con immagini a 4 dimensioni e senza la necessità della “guida” elettrocardiografia.

 

Gli scenari futuri ci fanno intravedere un nuovo approccio ai pazienti con cardiopatia coronarica. In pratica si valuterà prima l’esistenza di una placca e solo successivamente si studieranno le conseguenze funzionali dell’ischemia che tale placca provoca (tutto il contrario della strategia attuale). Queste nuove tecnologie diagnostiche hanno bisogno però della stretta collaborazione fra radiologo, cardiologo e anche cardiochirurgo “esperti” per affrontare insieme problematiche sempre più complesse e più delicate.

dott. Sabino Scardi

primario emerito di Cardiologia

professore di Cardiologia all’Università di Trieste

 

 

 

 


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