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Zecca, un parassita insaziabile

 |  Redazione Sconfini

 

Zecca: piccolo aracnide parassita delle piante e della pelle degli animali, con il corpo bruno, depresso, testa indistinta rostrata; la femmina gonfia di sangue rassomiglia a un pisello o a un seme di ricino.

Questa la definizione, da vocabolario, del piccolo animale, temuto da uomini e animali, che dalla primavera all’autunno diventa protagonista. Cerchiamo di farne un identikit. Questo piccolo parassita fa parte degli artropodi ematofagi, parassiti esterni che hanno bisogno di compiere un pasto di sangue sull’ospite (possono essere mammiferi selvatici, domestici, uccelli, ma anche l’uomo quale ospite occasionale), per completare il loro ciclo di sviluppo.

 

Le dimensioni della zecca variano da 1-2 millimetri a più di un centimetro. Il colore è solitamente bruno rossiccio. Esistono più di ottocento specie diverse di zecche, ma solo una decina sono considerate pericolose in quanto vettori di microrganismi patogeni: in base alla presenza o meno di uno scudo dorsale chitinoso, si distinguono in “zecche dure”, ovvero quando lo scudo dorsale è presente, e in “zecche molli”, quandoalt cioè lo scudo dorsale è assente.

 

In Italia le zecche sono presenti negli ambienti boschivi di media quota, prevalentemente tra i 500 e i 1000 metri (specialmente nelle Dolomiti Bellunesi), decrescono di numero salendo di quota e scompaiono sopra i 1500 metri; il Friuli Venezia Giulia è una delle regioni storicamente endemiche assieme al Veneto e al Trentino Alto Adige. Sono diffuse anche nel Centro e Nord dell’Europa, nei Balcani, in Turchia e in Africa nord-occidentale.

 

Nelle regioni italiane si trovano prevalentemente tre tipologie di zecche: quelle dei boschi, che per il loro sviluppo hanno bisogno di un microclima fresco e umido (è facile trovarle nel sottobosco e nei luoghi ricchi di vegetazione) e infestano soprattutto animali selvatici, come piccoli roditori, caprioli, lepri e cervi; c’è poi la zecca del cane, chiamata così perché fortemente associata in tutti gli stadi di sviluppo ai cani domestici, che si trova dunque in tutti gli ambienti dove sono presenti cani (come i parchi e i giardini, anche del centro città); ed infine la zecca del piccione, parassita degli uccelli (soprattutto dei piccioni…), che si trova quasi esclusivamente in aree urbane.

 

Il ciclo di sviluppo della zecca si compie attraverso quattro stadi di sviluppo: uova, larva (quando raggiunge la grandezza di un millimetro), ninfa (raggiunge i 2-3 millimetri), e infine lo stadio adulto (arriviamo ai 7-8 millimetri); le femmine fanno un ultimo pasto di sangue, raggiungono i 12-13 millimetri, depongono le uova e muoiono. L’intero ciclo ha durata variabile: a seconda della specie e delle condizioni climatiche, si può svolgere in circa quaranta giorni o in più di un anno.

La zecca per crescere e vivere ha bisogno di nutrirsi del sangue della sua “vittima”. Una volta che si è ancorata alla cute dell’ospite, inizia il suo pasto, che viene facilitato da una sostanza ad azione emorragica secreta con la saliva. La zecca, a differenza della zanzara, non spreca energia per aspirare il sangue: sfrutta l’onda elastica che deriva dall’attività cardiocircolatoria del suo ospite. Il sangue che la nutre raggiunge una quantità pari a 4 volte il suo peso a digiuno.

Chiara Paduano

 

 
In collaborazione con Help!

 

 


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