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BPCO: quando il respiro si fa affannoso

 |  Redazione Sconfini

Tosse, dapprima secca poi catarrale, dolore toracico, difficoltà respiratoria e a volte febbre, sono i segni della classica sintomatologia bronchitica. La bronchite è un’infiammazione dei bronchi, la via aerea più importante del passaggio dell’aria ai polmoni.

Viene spesso sottovalutata, tollerata come un ineluttabile male di stagione o un sintomo inscindibile con l’abitudine radicata al fumo di sigaretta. “Può avere un esordio in forma acuta per un processo infettivo (virale o batterico) o infiammatorio per gas tossico”, afferma il dottor Franco Crismancich, specialista tisiologo e delle malattie dell’apparato respiratorio alla Casa di Cura Pineta del Carso di Trieste. “Con una terapia adeguata – aggiunge – la bronchite acuta si risolve bene e l’evoluzione è in genere spontaneamente favorevole in assenza di fattori di rischio (fumo o immunodepressione) o di altre malattie respiratorie o cardiache”.

 

Possibili cause di bronchite sono le infezioni, le allergie, l’inquinamento (sia ambientale domestico, sia atmosferico o professionale), e fattori di rischio familiari predisponenti; in alcuni casi cause genetiche non ben conosciute, in rari casi un deficit severo di alfa1 antitripsina. Ma la causa principale è il fumo, sia attivo che passivo; e quest’ultimo è sottostimato nella sua componente eziologia. Solitamente la bronchite è diagnosticata attraverso una visita specialistica e un’attenta anamnesi. Il trattamento consiste nell’evitare il contatto con gli agenti che possono irritare le vie respiratorie e, fondamentalmente, nel non esporsi a fumo di sigarette attivo o passivo.

 

“La rinuncia al fumo – sottolinea Crismancich – è la condizione unica, necessaria e più adeguata per condizionare positivamente una bronchite cronica che presenta come elemento importante la difficoltà respiratoria, che si accentua nel tempo e talvolta compare come crisi di dispnea. Nei malati che non desistono nell’abitudine al fumo è preminente la tosse, persistente e con produzione di muco. Sono poi frequenti nel tempo le riacutizzazioni della malattia bronchitica a causa di infezioni virali, favorite dal clima freddo che predispone le vie aeree a fenomeni di minore difesa immunitaria. L’evoluzione in bronchite cronica è frequente nel 50% dei pazienti fumatori, con caratteristiche di predisposizione o comunque più suscettibili. Se un tempo erano maggiormente a rischio gli uomini perché più frequentemente fumatori, oggi le donne li hanno quasi raggiunti (e in alcuni casi superati) in questa non invidiabile suscettibilità alle malattie croniche dell’apparato respiratorio”.

 

Quando si può fare la diagnosi di bronchite cronica?

“Quando la malattia tende a persistere nel tempo non come forma episodica ma con tosse, produzione di muco per almeno tre mesi l’anno, in almeno due anni consecutivi, in assenza di altre malattie che ne possano giustificare i sintomi, l’anamnesi indirizza il medico a supporre la bronchite cronica. La diagnosi non è possibile col solo esame obiettivo: in periodi di non acuzie il paziente può risultare silente, cioè senza suoni respiratori anormali. In questo stadio, in cui di solito manca l’ostruzione, anche la spirometria può risultare normale”.

 

Su quali principi si basa la terapia?

“La terapia tende a mitigare i sintomi e a prevenire le complicanze, ma nulla è possibile fare sull’origine della malattia e sul danno provocato all’apparato bronchiale. La terapia sintomatica cura ma non guarisce. Il trattamento si basa sull’uso di inalatori, sulla somministrazione di antibiotici in caso di infezioni batteriche e corticosteroidi nel caso di dispnea. Vanno abolite le sigarette ed evitato qualsiasi contatto con agenti irritanti per non far evolvere la patologia da cronica ad ostruttiva. Nella classificazione ormai generalmente adottata nella pratica clinica, la bronchite cronica si fa coincidere con lo stadio 0 della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO)”.

 

Quali sono le cause o le condizioni che provocano la broncopneumopatia cronica ostruttiva?

“La causa principale e comune è l’uso di tabacco protratto negli anni. All’infiammazione ai polmoni, alla distruzione del tessuto alveolare, alla restrizione delle vie respiratorie, si aggiunge la riduzione di elasticità dei tessuti. Ci si trova di fronte ad un quadro con persistente ostruzione al flusso aereo, progressivo e associato ad un’abnorme risposta infiammatoria all’inalazione di fumo di sigarette o di particelle e gas nocivi”.

 

Una diagnosi precoce e un’adeguata terapia possono frenare la progressione verso stadi successivi della patologia ostruttiva e condizionare la prognosi generale?

“Nessuno dei farmaci attualmente impiegati nel trattamento della BPCO si è dimostrato efficace nel modificare il progressivo peggioramento della funzione ventilatoria, caratteristica della malattia. La terapia farmacologica regolare è importante per migliorare i sintomi e/o ridurre le riacutizzazioni della malattia, e può aumentare la sopravvivenza, mentre la diagnosi tempestiva serve per far prendere coscienza al soggetto della patologia in atto e quindi farlo desistere dall’uso di sigarette, unica misura valida per contrastare la progressione verso gli stadi superiori (dal 2 al 4) della patologia, con grave compromissione della capacità respiratoria del paziente. Grazie alle cure attuali negli stadi avanzati della malattia, il paziente sopravvive più a lungo ma con una prognosi molto seria e una qualità della vita penalizzante per il continuo riacutizzarsi delle difficoltà respiratorie, i ripetuti ricoveri e l’impossibilità di azioni quotidiane autonome. La BPCO è una patologia sottostimata e sottodiagnosticata: molti dei soggetti fumatori che presentano sintomi caratteristici della bronchite cronica semplice ed ostruttiva non si rivolgono al medico, che pure è generalmente preparato e sensibilizzato a questo quadro patologico. Eppure ben il 18% dei fumatori sviluppa la BPCO e circa il 30% dei fumatori oltre i 40 anni presenta una limitazione al flusso aereo che può evolvere verso la gravità. È una patologia che rappresenta un serio problema sociale, con costi sanitari collettivi ingenti, e che comporta livelli di sofferenza cronica e progressiva considerevole, a volte addirittura gravissima. Su questo versante la sensibilizzazione e l’educazione personale del fumatore, potenziale malato cronico, a non esporsi a ulteriori fattori di rischio, è l’unica forma valida di prevenzione”.

 

Su cosa si basa la diagnosi di BPCO?

“Tosse e catarro mattutino spesso precedono lo sviluppo di BPCO di molti anni, e questi sintomi identificano gli individui a rischio. Per converso alcuni pazienti sviluppano una significativa ostruzione al flusso in assenza di sintomi respiratori cronici. La diagnosi di BPCO si basa sull’anamnesi di esposizione a fattori di rischio e sulla presenza di una persistente riduzione del flusso aereo, in presenza o meno di sintomi. I soggetti con tosse cronica ed espettorato, dispnea, storia di esposizione a fattori di rischio, devono essere testati con la spirometria, che rappresenta lo strumento diagnostico meglio standardizzato, più riproducibile e oggettivo. Essa costituisce il gold standard nella diagnosi, nella valutazione e classificazione dello stadio della BPCO in quanto l’esame obiettivo nei primi stadi (0, 1 e 2) è silente. Alla spirometria si può aggiungere un test che valuta la capacità di broncodilatazione, che è funzionale nella diagnosi differenziale con l’asma”.

 

Qual è la possibile terapia?

“Il trattamento della BPCO stabilizzata dovrebbe essere caratterizzato da un progressivo incremento della terapia in relazione alla gravità della malattia. L’educazione sanitaria del paziente può migliorare la sua capacità di gestire la patologia; è inoltre utile per raggiungere altri obiettivi, quale la cessazione dell’abitudine tabagica. Il trattamento farmacologico ha come obiettivo quello di migliorare le alterazioni funzionali, migliorare i sintomi, aumentare la tolleranza allo sforzo, ridurre il numero e la gravità delle riacutizzazioni, aumentare la sopravvivenza e la qualità della vita. I broncodilatatori sono i farmaci più efficaci nel trattamento della BPCO e la via di somministrazione raccomandata è quella inalatoria. Sono consigliati inoltre il vaccino antinfluenzale e quello antipneumococcico”.

 

Oltre ad evitare l’esposizione ai fattori di rischio, quale strategia preventiva è raccomandabile?

“Quello che si raccomanda è un tempestivo ricorso al medico in presenza di sintomi quale tosse persistente, catarro e difficoltà a respirare. A questi soggetti, per lo più fumatori, mi sento di consigliare l’esecuzione di una spirometria verso i 45-50 anni. Auspico una maggiore utilizzazione della spirometria nella popolazione come forma di valutazione dell’individuo a rischio, promuovendone l’utilizzo a vari livelli di intervento sanitario purché vengano rispettati e verificati i criteri d’esecuzione e interpretazione del test”.

Ignazia Zanzi

 

 

 

 

 

 

 


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