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Mastoplastica additiva: a quale scopo?

 |  Redazione Sconfini

Gli attuali canoni estetici enfatizzano generalmente la forma e il volume del seno, considerato in molte culture l'essenza stessa della femminilità. Simbolo dell'entità psicologica e sessuale della donna e della sua intrinseca seduzione, le dimensioni armoniche, il volume, la proiezione e la ptosi sono elementi che nella valutazione del seno sono importanti, ma che non definiscono la forma ideale.

Le tesi e le regole si sprecano, secondarie alle mode, alle aree geografiche, alle epoche storiche. C'è accordo sullo scopo degli interventi estetici sul seno, sempre più frequentemente diffusi, le mammoplastiche o mastoplastiche: ricreare un seno che per volume e forma sia in armonia con la statura della donna, con una stabilità adatta a prevenire una ptosi secondaria e che nel complesso soddisfi la paziente nella richiesta formulata.

 

 

"Dell'importanza psicologica ed estetica, di percezione della propria entità e completezza femminea, del rapporto sereno col prossimo che il seno contribuisce a dare, la donna ha consapevolezza completa quando del seno si è privata, dopo una mastectomia", sottolinea il dottor Giovanni Papa, dirigente medico dell'Unità Operativa di Chirurgia plastica e ricostruttiva dell'Università di Trieste, che aggiunge: "Le cicatrici fisiche e psicologiche rendono palese il dolore profondo di vivere un'incompletezza che, quando possibile, cerchiamo di ovviare con le nuove tecniche di ricostruzione mammaria, contemporanee all'intervento di mastectomia. Oggi si tende a impiantare una protesi espansore o del tessuto autologo, e si evita alla paziente di vivere senza seno nel tempo che intercorre fra l'intervento chirurgico di mastectomia e la ricostruzione mammaria, con due interventi in simultanea. L'espansore non è altro che una protesi che viene gonfiata e riempita di liquido fisiologico fino ad assumere un volume adeguato alla ricostruzione armonica. Questa protesi, che risulta leggermente meno morbida di quelle al silicone, può essere sostituita da una definitiva nel materiale convenzionale ma anche rimanere in situ".

 

L'aspetto e la forma del seno femminile sono parte intima della propria immagine e del concetto dell'adeguatezza nei rapporti sociali fin dall'adolescenza. Oggi le regole sociali e i modelli, imposti da stereotipi assoggettati all'apparire e ad un'immagine di donna seducente e appariscente, hanno fatto sì che la mammoplastica additiva sia diventata uno degli interventi estetici più richiesti. I tentativi di aumento di volume della mammella a correzione dell'ipoplasia bilaterale, sia ghiandolare che muscolare, sono passati nei decenni scorsi attraverso vari tentativi ed esperienze.

 

Domanda: Dall'iniezione di grasso prelevato da altre parti del corpo, all'iniezione di oli minerali, dalla prima generazione di protesi fino a quelle attuali: si può parlare di evoluzione dei materiali delle protesi?

Risposta: "Se ci si sofferma sulle protesi usate nella mastoplastica additiva, un dato di fatto è che costituiscono l'unica alternativa, in termini di durata e di tenuta nel tempo, rispetto al cosiddetto lipofilling con tessuto grasso della paziente, facilmente riassorbibile e più adatto al riempimento di piccoli solchi o aree limitate. In fatto di materiale usati e di reazioni, le protesi al silicone di ultima generazione offrono buone garanzie sulla tenuta nel tempo, sulla forma e adattabilità al volume desiderato. Per quanto riguarda le reazioni, poi, si distinguono fra quelle fisiologiche, che costituiscono un elemento normalmente protettivo alla tenuta della protesi dovuta alla testurizzazione, e quelle anomale dovute a un ipertrofismo capsulare periprotesico o contrattura. In sostanza la superficie della protesi, resa ruvida o testurizzata, stimola una volta impiantata una fisiologica formazione fibrosa, una sorta di capsula che previene rotture o spostamenti. Se questa forma di naturale rigetto e di neoformazione fibrosa è troppo abbondante, si ha la cosiddetta contrattura: l'impianto si rivela più duro del normale e può rendersi evidente. Questa è un'eventualità che dipende dalla reazione della paziente e naturalmente non è prevedibile prima dell'intervento".

 

D: Quali sono gli elementi che rendono un intervento di mastoplastica additivo sicuro e soddisfacente?

R: "Il successo e la sicurezza di un intervento dipendono da una scrupolosa esecuzione tecnica, secondo un piano pre-operatorio e linee guida dell'intervento, dall'uso di materiali per la protesi qualitativamente garantiti e certificati, e dalla scelta di un volume adeguato al torace della paziente ed alle sue proporzioni. Un ulteriore miglioramento può essere dato dal posizionamento delle protesi stesse: la via d'accesso che avrà come esito la cicatrice, prevede mini-incisioni attorno all'areola o nel solco sottomammario o nell'ascella. Queste condizioni favorevoli garantiscono un risultato post-operatorio che rispetta le caratteristiche fisiche della paziente e le sue richieste. Non è superfluo sottolineare che la struttura tecnica operativa deve essere accreditata, inserita e supportata da altre unità d'emergenza e rianimazione, come si conviene a interventi chirurgici in anestesia".

 

D: Qual è la durata nel tempo di una protesi mammaria e dei benefici estetici, e inoltre la sua presenza può interferire con gli esami mammografici ed ecografici di routine per la donna?

R: "Le protesi al silicone sono garantite dalle ditte produttrici per almeno un decennio dall'impianto, ma possono anche non venire mai rimosse se non per complicazioni o lacerazioni peraltro rare. Generalmente le protesi sono stabili e sicure, e i controlli diagnostici di routine a scopo preventivo, ai quali la paziente negli anni si sottopone, non solo non sono impediti, ma costituiscono anche un mezzo col quale si controlla la loro integrità. I radiologi fanno i conti quotidianamente con questi impianti visto che sono impiegati anche nelle ricostruzioni mammarie dopo una mastectomia. Il beneficio estetico subisce le conseguenze del naturale e fisiologico invecchiamento fisico, del cambiamento dell'elasticità e tonicità cutanea. Si può prevedere o meno un ulteriore impianto se la paziente lo richiederà e il chirurgo lo riterrà opportuno secondo un ulteriore piano pre-operatorio".

 

D: L'ipertrofia mammaria è un'altra condizione, opposta all'ipoplasia, che quando è considerevole, nelle forme più gravi, può costituire un vero stato patologico.

R: "Un seno ipertrofico, troppo abbondante, definibile in una scala che prevede vari gradi secondo una variabilità razziale e individuale, può essere di tipo ghiandolare puro (frequente nelle adolescenti), di tipo misto in cui la componente ghiandolare è mista a tessuto adiposo abbondante, o esclusivamente adiposo (associato a soprappeso o obesità). È una condizione sempre molto problematica, che associata a ptosi, cioè discesa verso il basso della mammella, si può a ragione definire uno stato morfologico che determina disturbi non solo di carattere estetico e psicologico ma anche funzionale. Le attività quotidiane possono essere rese difficili, si crea una condizione d'impaccio allo sport, quando non sono favorite lordosi e scogliosi, tensioni dolorose alla cute, intertrigini ed eczemi. Per tutte queste ragioni la mastoplastica riduttiva è un intervento risolutivo, meno diffuso dell'additiva ma fondamentale per le esigenze delle pazienti interessate".

 

D: Si tratta di un intervento tecnicamente più complesso?

R: "è un intervento più complesso dal punto di vista tecnico e di durata. Le tecniche chirurgiche per la correzione dell'ipertrofia prevedono alcuni momenti fondamentali come la resezione e l'asportazione cutanea-ghiandolare, il rimodellamento della nuova mammella con il nuovo posizionamento dell'areola e del capezzolo qualora si accompagni all'ipertrofia anche la ptosi per cedimento dei tessuti. La resezione ghiandolare e cutanea e la mastopessi danno come esiti più cicatrici, ma i risultati sono in genere buoni e duraturi anche se nel tempo si possono avere modeste recidive".

Ignazia Zanzi

 

 

 

 

 

 


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