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La rinite infettiva nei bambini

 |  Redazione Sconfini

Le temperature scendono e si rinnovano le trepidanti vicende familiari legate ai raffreddori dei pargoli. Nasini chiusi e colanti, tosse stizzosa, starnuti a raffica, a volte febbre e notti insonni.

Il raffreddore comune, o rinite infettiva, colpisce in modo ricorrente le alte vie respiratorie (naso e gola) dei bambini con epidemie più o meno contenute a seconda della stagione e dei ceppi virali in circolazione.

 

“Gli agenti infettivi primari responsabili di questi contagi – spiega il dottor Domenico Leonardo Grasso dell’Ambulatorio di Otorinolaringoiatria pediatrica dell’Ospedale infantile IRCCS “Burlo Garofolo” di Trieste – sono in genere i virus del tipo Rhinovirus ed Echovirus: si diffondono facilmente favoriti dall’abituale permanenza dei bambini in luoghi chiusi e scarsamente aerati quali aule di asili nido e scuole materne o altri luoghi affollati in orario post scolastico. Queste condizioni rendono inevitabile il contatto interumano e il relativo contagio attraverso le microparticelle di aerosol di saliva e germi derivate dagli starnuti, trasmesse con le mani e i giocattoli condivisi”. “Gli agenti virali – aggiunge lo specialista – causano essenzialmente due forme sintomatiche: un’infezione della mucosa nasale con rinorrea e una forma che interessa il tessuto adenoideo che diventa mucopurulento, ipertrofico e secretivo. Solo in un secondo tempo alla carica virale si può sovrapporre un’infezione batterica a complicare il quadro con i sintomi che, in qualche caso, possono evolvere in tonsilliti, adenoiditi, faringotonsilliti, otiti”. La rinite infettiva virale colpisce molti piccoli nella primissima infanzia a causa dell’immaturità del sistema immunitario dei piccoli pazienti, e poi tende nella maggioranza dei casi a diminuire.

 

Quali sono i sintomi che solitamente si manifestano?

“La sintomatologia caratteristica associata a questo tipo di patologia è data da ostruzione del naso, cefalea, mal di gola, tosse (prima secca poi catarrale), a volte febbre, occhi rossi e fotofobia, inappetenza. Quando l’infezione interessa solo la mucosa nasale si ha produzione di muco sieroso che poi può diventare muco denso e giallo, fino ad assumere colore verdastro qualora vi sia sovrapposizione di infezione batterica. Nel caso l’infezione interessi anche il tessuto adenoideo (organo linfatico simile alla tonsilla con funzione immunodifensiva) questo si infiamma, producendo secrezioni sierose e mucose a sua volta e si ipertrofizza causando ostruzione nasale”.

 

Il clima freddo e l’esporsi a perduranti temperature basse possono favorire la possibilità di prendere il raffreddore?

“Ci sono studi e ricerche che confermano l’evidenza clinica che ripropone la stagione invernale predisponente e favorente le infezioni respiratorie ricorrenti. Il clima freddo inibisce il movimento dell’epitelio cigliato della mucosa respiratoria delle vie respiratorie superiori: il movimento che fisiologicamente allontana i germi e gli allergeni e contrasta naturalmente l’infezione viene inibito dalle temperature rigide. Il freddo e l’esposizione a facile contagio interumano sono elementi che predispongono a un maggior rischio di ammalarsi soprattutto per i piccoli, ma non solo per loro”.

 

Come si possono distinguere i banali raffreddori da altri quadri patologici?

“È la storia clinica del piccolo paziente che permette di fare una diagnosi differenziale e distinguere la rinite infettiva ricorrente o recidivante da una probabile rinofaringite adenoidea, che spesso rappresenta una conseguenza del raffreddore comune. In questo caso l’infezione interessa le adenoidi che diventano ipertrofiche: la voce è nasale, si verificano più raffreddori che perdurano oltre quindici giorni, l’ostruzione permanente produce russamento e apnee notturne. In caso di otite, l’infiammazione dell’orecchio è conseguenza del ristagno del muco nelle fosse nasali e della risalita dell’infiammazione con dolorose conseguenze a carico dell’apparato uditivo. La sinusite interessa i seni paranasali (le infiammazioni delle cavità delle ossa nasali si sviluppano oltre i cinque anni d’età) a seguito di riniti croniche o allergiche e può anch’essa essere associata a tosse, otite e febbre”.

 

Come si deve intervenire?

“Nei primi giorni e ai primi sintomi abbastanza banali non si deve intervenire se non con lavaggi nasali (con soluzioni fisiologiche isotoniche), efficaci e ripetuti per liberare le vie respiratorie nasali dal muco infetto che ostruisce e che, se ristagna, potrebbe estendere l’infezione alle prime vie aeree (adenoidi, faringe, laringe, trachea, cavità timpanica), e con i comuni antipiretici per combattere la febbre. Se le condizioni di ostruzione nasale persistono si può usare uno spray cortisonico ad uso topico. Da evitare assolutamente gli spray decongestionanti e vasocostrittori nasali (tipo Rinazina e Vicksinex), per i quali ci sono ferree e assolute controindicazioni in età pediatrica perché possono determinare una riduzione dell’afflusso sanguigno nella mucosa nasale con possibili complicanze alle ossa del setto nasale (con possibile perforazione settale). Oltre a questa complicanza, i vasocostrittori inducono anche un effetto cosiddetto di “rimbalzo”. Si tratta di una vera e propria dipendenza per la quale si dovrebbe poi far uso di una sempre maggiore quantità di tale farmaco per renderlo efficace: una situazione difficile da gestire con i piccoli pazienti. Infine, ci sono i rimedi della “nonna” che si rivelano sempre utili ed efficaci, quali ad esempio far soggiornare il bambino in ambienti caldi e umidi e idratarlo in modo da fluidificare le secrezioni per renderne più facile l’espettorazione”.

 

Quando bisogna chiamare il pediatra?

“È bene rivolgersi e informare il medico se perdura la febbre per oltre 72 ore e non cala somministrando i normali antipiretici e antinfiammatori, e se l’ostruzione nasale e le difficoltà respiratorie non si attenuano con i normali lavaggi nasali e il piccolo paziente appare molto sofferente”.

 

Quanto dura di solito la sintomatologia?

“I sintomi dovuti al comune raffreddore virale non si risolvono prima di sette giorni. Se infatti non ci sono sovrapposizioni batteriche, la manifestazione di tutta la sintomatologia si attenua in questi tempi e il bambino potrà tornare ai suoi ritmi e abitudini quotidiane senza alcun intervento farmacologico. Solo nel caso che la febbre perduri (per sovrapposizioni batteriche) e compaiano difficoltà respiratorie il pediatra, se lo riterrà opportuno, potrà far adottare una terapia antibiotica adeguata al piccolo”.

 

Cosa non si deve fare?

“È assolutamente inopportuno dare l’antibiotico per le forme virali: oltre che inutile verso i virus, la terapia antibiotica usata per pochi giorni (molti genitori interrompono la somministrazione alla scomparsa dei sintomi) crea antibiotico-resistenza verso eventuali sovrapposizioni batteriche. Sarà il medico, se i sintomi e la febbre perdurano oltre modo, a consigliare di somministrare l’antibiotico giusto. Personalmente, sconsiglio anche l’utilizzo dei sedativi della tosse, in quanto quest’ultima è un meccanismo di protezione che aiuta l’organismo ad eliminare le secrezioni stesse”.

 

Ci sono regole preventive efficaci?

“Non ci sono metodi per prevenire efficacemente il contagio, specie fra bambini molto piccoli. Si può incoraggiarli a adottare delle abitudini che genericamente li aiutino a limitare le occasioni d’infezione ripetuta: lavarsi regolarmente le mani, non portarle alla bocca e al naso, coprirsi la bocca quando si starnuta e si tossisce, non portare alla bocca giocattoli comuni, evitare luoghi affollati. Ma… sappiamo già che nel caso dei bambini le misure di prevenzione sono destinate inevitabilmente a fallire”.

Ignazia Zanzi

 

  
In collaborazione con Help!

 

 


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