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Dolore al collo: ne soffre chi fa lavori sedentari

 |  Redazione Sconfini

I sintomi che compongono il quadro della cervicalgia sono variabili e spesso ricorrenti, caratterizzati da dolore al collo localizzato o diffuso ad alcuni tratti della colonna cervicale, accompagnato da difficoltà di movimento e da rigidità muscolare.

Dilagante fra impiegati e fra chi svolge lavori sedentari o che obbligano a posture scorrette e prolungate, è assimilabile per frequenza alla sciatalgia. Per approfondire questa particolare stato patologico, presente con sempre maggior frequenza nella vita di molti lavoratori, abbiamo rivolto alcune domande al dottor Nerio Masè, primario fisiatra alla Casa di Cura Pineta del Carso di Duino-Aurisina a Trieste.

 

Lombalgia, sciatalgia, cervicalgia: tutto dipende solo da un’errata postura?

“Una considerevole quantità di studi sui dolori vertebrali non è servita per dare risposte certe sulle cause di queste affezioni, sintetizzando del mal di schiena: né esami né indagini tecnologiche aiutano a definire il quadro del mal di schiena, diffuso in gran parte della popolazione adulta. Un mal di schiena idiopatico, cioè non secondario, che costituisce la maggioranza dei casi, guarisce spontaneamente in quattro settimane nell’80% dei soggetti anche senza nessun intervento; quindi ogni intervento (farmacologico o manipolativo) applicato in questo arco temporale non dà alcuna sicurezza di essere risolutivo. Il mal di schiena potrebbe non essere un problema medico: l’eccesso di terapia e tecnologia applicata è uno spreco inutile. L’anamnesi, l’ascolto attento del vissuto del paziente, una visita accurata e il buon senso sono nella maggior parte dei casi sufficienti ad inquadrare il problema. Da parte sua il paziente non deve esigere ad ogni costo dallo specialista una causa plausibile del dolore vertebrale che caratterizza il mal di schiena e ancor più la cervicalgia, in quanto l’eziologia è estremamente sfumata e riconducibile alla combinazione fra fattore posturale e fattore psicologico. L’evenienza da scongiurare e prevenire è la cronicizzazione, le cui modalità sembrano coinvolgere il profilo psicologico”.

 

Cosa fare quindi?

“Si deve parlare col medico per escludere cause secondarie. La parte radiologica aiuta in questo: per esempio, l’artrosi cervicale è un cambiamento morfologico dato dell’età che non rende ragione del dolore intermittente, tranne che nel caso di certe forme artrosiche nelle quali si ha l’impegno del forame vertebrale di coniugazione (per l’emergenza del nervo corrispondente), come nel caso della cervicobrachialgia, quando il dolore si irradia sul braccio. Una corretta anamnesi e un buon esame obiettivo possono escludere o confermare la diagnosi. Per la lombalgia vanno ricercati sempre dei sintomi di allarme (“red flags”: febbre, dolore notturno, diagnosi di infezione, perdita di peso e anamnesi di neoplasia) che, se presenti, possono essere spia di un mal di schaltiena secondario. Altri sintomi meno importanti sono i “segni psicologici” che, come ho già detto, possono portare alla cronicizzazione”.

 

Quando il dolore al collo è acuto cosa viene prescritto?

“Si somministrano farmaci sintomatici quali antinfiammatori o analgesici eventualmente associati a miorilassanti. Non è consigliato il riposo a letto perché sembra allungare i tempi di recupero; se è possibile, si dovrebbe mantenere l’attività corrente”.

 

L’istinto e il dolore suggeriscono nell’immediato di restare immobili e la risposta alle cure varia da individuo a individuo. C’è chi prova sollievo col caldo di una sciarpa di lana, chi si sente alleviato dal freddo del ghiaccio…

“Il freddo diminuisce la sensibilità cutanea influenzando positivamente la contrattura muscolare, il caldo per alcuni casi pure. Il buon senso di solito suggerisce la pratica più efficace per ogni soggetto. Il consiglio è di fare gradatamente, senza forzare, i movimenti che non causano ulteriori dolori per non aumentare di più la contrattura. Dalla teoria mutuata dai medici manipolatori viene il consiglio di perseguire la filosofia del “non dolore e del movimento contrario”: se il blocco è a sinistra allunga a destra. La raccomandazione valida è allungarsi per quanto possibile: come in un banale stretching. E poi ovviamente seguire con il proprio medico l’evoluzione naturale: ci si deve preoccupare solo nel caso di cervicalgia con un’irradiazione dolorosa o un collo particolarmente bloccato. La fisioterapia non deve essere prescritta e praticata automaticamente ma mirata e personalizzata”.

 

Perché a soffrire di questi dolori sono in massima parte gli impiegati?

“Non c’è una risposta certa: forse il problema posturale si complica con la pressione psicologica del tipo di lavoro. Alcune situazioni conflittuali attuali, inesistenti in altre realtà ed epoche storiche, all’interno degli ambienti di lavoro possono scatenare complessi disturbi psicofisici o costituirne una possibile aggravante. Il dolore è soggettivo. La componente posturale non è un problema causa-effetto in stretta relazione: in presenza di una certa serie di espressioni fenomenologiche di postura alterata alcuni stanno male, altri no. La causa univoca non c’è e, quindi, nemmeno la cura infallibile”.

Ignazia Zanzi

 


 

MALI D'UFFICIO: PREVENIRLI E' POSSIBILE

 

Lavorare in uno spazio luminoso, ordinato, pulito, ben organizzato può migliorare il confort ambientale, influenzando positivamente i sensi. L’attenzione va posta soprattutto alle luci, ai colori delle pareti, ai materiali e alla disposizione di mobili e suppellettili.

 

L’illuminazione generale non deve essere eccessiva, soprattutto quella diretta dalle finestre, e non deve essere riflessa da superfici lucide. La postazione ideale vede l’operatore al videoterminale (distanza dallo schermo 50-70 cm) con una fonte di luce posizionata non di fronte o dietro al video ma lateralmente. La legge 626/94 da indicazioni precise per la prevenzione e la sicurezza del lavoro degli operatori dei videoterminali.

 

Stare davanti al computer sembra non causare alterazioni visive ma rendere evidenti difetti esistenti. L’occhio dopo molto tempo passato davanti allo schermo può reagire con lacrimazione, fastidio alla luce, visione doppia, distorsione dei colori, visione annebbiata. Per evitare questo affaticamento bisogna interrompere ogni mezz’ora la visione con una pausa di 1-2 minuti in cui approfittare per distendere la muscolatura, muovere gli arti superiori e inferiori e rilassarli, rivolgere lo sguardo lontano, chiudendo poi gli occhi. Per altri consigli fate riferimento all'articolo riguardante i difetti di vista.

 

La postazione, che di solito comprende tavolo, sedia, video e telefono, deve essere preferibilmente di fronte alla porta d’ingresso. Il tavolo, di materiale non riflettente, alto circa 72 cm, deve accogliere gli avambracci e sostenere le braccia: in questo modo non si sovraccarica il collo e si lasciano le mani libere di lavorare. La colonna cervico-dorsale, la zona intrascapolare e le spalle sono le zone maggiormente colpite dalla sbagliata ergonomia del posto di lavoro: la schiena ne risente, più nelle donne che fra gli uomini. La sindrome del “tunnel carpale” e della tendinite del polso colpiscono non solo chi svolge lavori manuali ripetuti ma si abbina anche ad un uso sconsiderato del mouse, quando il polso non è sorretto da tavolo o bracciolo della sedia. Da limitare anche la scorretta abitudine di mantenere la cornetta del telefono fra la spalla e il capo inclinato dallo stesso lato.

 

Quando si progetta o si ristruttura un ambiente, i colori delle pareti devono essere oggetto di attenzione pari all’arredamento: i colori pastello favoriscono il confort, il relax delle emozioni, la concentrazione; i colori forti come rosso e arancio sono più eccitanti. Inoltre, materiali naturali e piacevoli al tatto sono da preferire, ma molto può fare anche l’ordine e l’essenzialità. Il disordine, l’eccesso di ingombro da carte, gli oggetti inutili devono essere banditi: questo sembra contribuire efficacemente a ridurre lo stress lavorativo.

 

Se poi si cambiano anche le abitudini alimentari, energia e forma fisica ne guadagnano: più frutta e insalate miste, meno tramezzini e biscotti. Tisane e tè verde rendono brillante la mente. E poi c’è bisogno di più attività motoria quotidiana.

Mediando tra ricerca scientifica e feng shui sembra che alcune piante assorbano oltre all’anidride carbonica anche formaldeide, benzolo e benzene, monossido di carbonio, toluene e fumo, sostanze organiche responsabili di molti malesseri diffusi negli ambienti chiusi che causano mal di testa, confusione generale, astenia, stati allergici, sensibilizzazione delle mucose di bocca. esofago e trachea. Un filodendro in ufficio sembra assorbire metalli, solventi organici e formaldeide. Potos e cactus sembrano utili contro le esalazioni di prodotti di computer, xilene e toluene.

 

Il comune sale da cucina purifica l’ambiente e assorbe le negatività se posto in una ciotola all’interno di un cassetto: quando si annerisce va sostituito con sale pulito finché non rimane sempre bianco. Non c’entra la scaramanzia ma il feng shui, ai cui principi molte aziende chiedono consulenza per favorire il benessere ambientale e perseguire l’armonia vitale. Provare per credere.

 

 

In collaborazione con Help!

 

 


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