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L’uomo è ciò che mangia

 |  Redazione Sconfini

 

Il primo nutrimento l’essere vivente lo riceve dalla madre, quindi da ciò che il luogo, dove il caso ha voluto nascesse, offre. Questa considerazione induce a

riflettere sul legame primordiale che l’essere umano ha, consapevolmente o meno, con la propria terra di origine. Certo tecnologie, mutamenti sociali e politici hanno reso meno evidente questo vincolo, eppure esso c’è. Si tratta allora di portare alla luce ciò che giace nelle profondità del nostro essere.

 

C’è un territorio particolare, quello dell’Istria, che ben si offre per ragionare su queste tematiche. L’Istria è oggi terra condivisa da tre stati sovrani: la Slovenia, la Croazia e l’Italia. C’è una leggenda che racconta Livio Dorigo, presidente del Circolo di cultura Istro-veneta “Istria”, nel suo libro “Da Cherso al Carso”, che esemplifica le peculiarità di questa terra. Si dice infatti che quando Dio decise di distribuire le terre ai vari popoli, gli istriani giunsero in ritardo, quando tutto era stato già deciso. Al loro lamento Dio rispose concealtdendo loro la penisola che aveva riservato a se stesso, in quanto bella e diversa dalle altre terre. Proprio a causa della sua bellezza, l’Istria divenne da allora preda ambita dai popoli vicini che, instancabilmente, le mossero guerra per impossessarsene.

 

Leggenda a parte (eppure c’è sempre un fondo di verità storica in ogni mito), questa terra è stata anche nel passato recente luogo di scontri. Ma ciò che bisogna considerare è che coloro che abitano queste zone hanno di fatto un legame con esse. Certo c’è chi vive il rapporto con il territorio in termini di possesso, ma c’è anche chi ritiene che, invece di essere signore e padrone della sua terra, ne è in qualche modo figlio, in una parola riconosce di appartenervi. Ecco allora da dove nascono le iniziative promosse da quasi vent’anni dal Circolo di cultura Istro-veneta “Istria”: idee, progetti, in parte realizzati, in parte ancora in divenire, volti a far recuperare il senso di questa appartenenza.

 

Se uno dei fattori che costituiscono l’essere umano è, come si accennava, il cibo, ecco allora che in questa prospettiva diventa fondamentale recuperare le tradizioni ad esso connesso. Per amare bisogna conoscere, in tal senso riscoprire i doni che la propria terra offre diventa importante. Ma la teoria deve avere una ricaduta nella pratica.

 

Nasce così l’idea di dar vita a un parco didattico, dal nome che già di per sé è un programma: il Parco della concordia. In una zona a cavallo del confine a Muggia (TS) verrà creato a breve uno spazio in cui verranno raccolte le specie animali geneticamente autoctone. A partecipare all’iniziativa saranno rappresentanti autorevoli della Slovenia, della Croazia e dell’Italia. In questo luogo accademici e studenti, di ogni ordine e grado, potranno conoscere ciò che è proprio di quest’area geografica. È un modo semplice ma efficace di recuperare il contatto con la natura locale.

 

Si tratta di piccoli passi, forse, ma che tracciano il percorso verso un obiettivo inseguito da secoli in queste zone, quello della condivisione e della conoscenza reciproca. Divenire consapevoli, al di là di quelli che sono i confini politici, del proprio essere parte di un territorio, non è operazione oziosa, tutt’altro: perché, una volta acquisita questa consapevolezza, sorge naturale il desiderio di diffondere la conoscenza delle peculiarità territoriali.

 

Si pensi al turismo. “Attualmente l’Istria – osserva Dorigo – vive una stagione turistica molto breve, circa un mese e mezzo l’anno. È chiaro che un arco di tempo così contenuto comporta conseguenze negative per coloro che operano nel settore, sia in termini di precarietà sia in termini di investimenti nelle strutture”. Si deve allora sviluppare, accanto a quello più noto, cioè quello balneare, un altro genere di turismo che sia in grado di superare i limiti della stagione estiva. “È importante far conoscere le zone interne dell’Istria, terra ricca di storia, di arte e dalla civiltà antica”, afferma Livio Dorigo, autore di numerose pubblicazioni storiche relative a quest’area geografica.

 

Un sostegno importante, in quest’ottica, va dato all’agriturismo, inteso come luogo di accoglienza per il forestiero, dove la tecnologia e la sudditanza all’iperproduzione agricola e zootecnica ancora non dettano legge. “Questo tipo di struttura – sottolinea in conclusione il presidente del Circolo di cultura Istro-veneta “Istria” – rappresenta un’occasione per conoscere ciò che solo in queste terre si può trovare”. Tout se tien, tutto ha un nesso: dove cibo e cultura storico-artistica si danno la mano, si crea una situazione pregnante e arricchente per chiunque ne venga in contatto.

Tiziana Benedetti

 

 

In collaborazione con Help!

 

 


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