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Crisi occupazionale: i lavori socialmente utili

 |  Redazione Sconfini
Tempo di bilanci per l’iniziativa promossa dalla Regione Friuli Venezia Giulia con la collaborazione degli Enti pubblici e rivolta ai lavoratori provenienti dalla cassa integrazione straordinaria e dalle liste di mobilità. E si tratta di un bilancio in positivo, sebbene l’impatto percentuale sui cittadini che hanno nel corso degli ultimi mesi perso il lavoro sia marginale. Ad essere stati offerti a questa fascia di popolazione sono stati i cosiddetti lavori socialmente utili (LSU), finanziati in gran parte dalla Regione. Si tratta di impieghi, o meglio degli “incarichi” che 166 Enti pubblici hanno assegnato a 990 lavoratori che stavano usufruendo degli ammortizzatori sociali ripartendoli in 432 distinti progetti di pubblica utilità.


Il numero può sembrare modesto rispetto alla profonda crisi economica e del mondo del lavoro che anche in Friuli Venezia Giulia sta ancora affondando i colpi, ma essere riusciti a riportare il livello di reddito per 990 famiglie in tutta la Regione ai livelli precedenti a questo periodo di depressione finanziaria, rappresenta un successo. Questo è almeno il bilancio che ne ha tratto Alessia Rosolen, assessore al Lavoro, Università e Ricerca della Regione.


I settori in cui sono stati avviati i progetti si sono concentrati principalmente in queste attività: disbrigo pratiche amministrative (37,7%), manutenzione e miglioramento del territorio (31,0%), valorizzazione del patrimonio naturalistico (16,0%). Per motivi demografici, ma anche perché il tessuto industriale (quello più penalizzato dalla crisi) era più forte, ad intercettare la gran parte degli incarichi è stata la provincia di Udine che ha raccolto il 63% delle domande, seguita da quella di Pordenone (16,5%), Gorizia (12,5%) e infine Trieste (che ha raccolto solo l’8% dei progetti complessivamente attivati).


A fornire l’input per il finanziamento di questa serie di progetti è stato l’articolo 24 della Legge regionale 11/2009 (inserito nel cosiddetto pacchetto anticrisi). Quasi i trequarti dei progetti sono stati autorizzati e finanziati nel corso del 2009, mentre la parte rimanente è stata finanziata nelle prime settimane del 2010. Importante rilevare come alcuni dei progetti (la maggior parte dei quali dura 12 mesi) sono già stati avviati da alcuni mesi, mentre altri sono in fase di avvio oppure di prossima attivazione. “In questo modo – rileva l’assessore Rosolen – siamo certi che questi progetti, per i quali l’impegno di spesa complessivo è stato di 6,2 milioni di euro, proseguiranno ad avere un impatto positivo sul lavoro e sulla capacità di reddito di moltissime famiglie non solo durante quest’anno ma anche in corso di buona altparte del 2011”.


Osservando i progetti attivati, emerge la scarsa adesione delle comunità montane ai capitoli di spesa previsti. “Ciò è dovuto – spiega la Rosolen – alla scarsa presenza di realtà industriali di un certo rilievo di cui occorreva assorbire parte degli esuberi e dalla particolare distribuzione demografica, che ha consentito di attivare solo un progetto (proposto dalla Comunità montana del Gemonese, ndr)”. Tra gli enti appartenenti al settore della giustizia sono presenti: l’Ufficio di sorveglianza del Tribunale di Udine; la Corte d’Appello, il Tribunale ordinario ed il Tribunale dei minori, tutti di Trieste; inoltre la Procura della Repubblica di Trieste, quella di Gorizia, nonché la Procura generale di Trieste ed il Tribunale ordinario di Pordenone. Tra gli “altri enti” troviamo l’Università agli Studi di Udine, varie aziende pubbliche per i servizi alla persona tra le quali l’Opera Pia Coianiz di Tarcento, la Giovanni Chiaba di San Giorgio di Nogaro, la Muner De Giudici di Pradamano, il Consorzio di assistenza psico-pedagogica di Cervignano del Friuli.


Un dettaglio importante e sul quale ci si sofferma troppo poco, è emerso nel corso della presentazione alla stampa di questi dati: negli Enti pubblici vige il blocco delle assunzioni, come ben sappiamo, e questo obbligo ha visto negli ultimi anni la perdita di parte della forza lavoro a disposizione della Pubblica amministrazione. Anche se spesso gli organici erano sovradimensionati rispetto alle necessità, non c’è dubbio che gli enti più periferici abbiano subito più degli altri il calo dei dipendenti, e la possibilità quindi di poter disporre di nuova forza lavoro con i LSU ha permesso di migliorare di molto la qualità dei servizi offerti alla cittadinanza. Basti pensare alla migliore gestione del verde pubblico, o l’aumento delle ore di apertura di musei e biblioteche, oppure alla maggior celerità nel disbrigo delle pratiche burocratiche.

 

Giuseppe Morea

 


In collaborazione con Help!

 


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