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Intervista shock di Gioacchino Genchi: ho paura di morire

 |  Redazione Sconfini

"Chi ha detto che non ho paura? Io non sono disposto ad arrendermi per la paura, ma ne ho, è normale: abbiamo dato ergastoli ogni giorno". Queste sono le parole raccolte da Klaus Davi per il programma klauscondicio dalla viva voce di Gioacchino Genchi, l'ex poliziotto e consulente di molte Procure italiane, tra le quali anche quella di Catanzaro, per cui ha lavorato a stretto contatto con De Magistris.

Accusato, a detta dei più in modo ingiusto, per essere il "grande spione" d'Italia, Genchi conosce quasi tutti i segreti più scottanti della storia recente della politica italiana, gli intrallazzi dei vertici dello Stato con la malavita e la collusione di molte sfere sociali con la criminalità organizzata. Per questo è temuto e odiatissimo da molti potenti. Per questo è stato marginalizzato e criminalizzato e per questo, lui, che ne conosce più di molti altri, ha paura di morire. Eppure ha rinunciato alla scorta: "Ho rifiutato qualunque tipo di protezione, innanzitutto per l'indipendenza e libertà mia e della mia famiglia. Sono dei beni che non permetto a nessuno di compromettere, quindi, se i giudici vogliono incarcerarmi o mettermi agli arresti domiciliari, lo facciano pure, ma io non ho intenzione di farlo da me. Queste scorte poi, specie per come vengono scelte, sono solo dei palliativi: se devo farmi la scorta per risparmiare la benzina della macchina o le spese del taxi, allora dico che l'accattonaggio non e' mai stato il mio forte".

E poi una dichiarazione da brividi, in grado di gelare il sangue ai suoi numerosi sostenitori: "Se uccidono me, probabilmente si aprirebbe un dossier su tutto mio lavoro e allora, veramente, verrebbero fuori grandi segreti. Non mi uccidono forse c'è qualche polizza assicurativa sulla vita. Io sono una persona molto riservata, ho utilizzato tutte le informazioni in mio possesso per celebrare i processi, per sostenere l'accusa o l'innocenza, ma mai per fare gossip".

Forse qui c'è un errore del povero Genchi, che in queste parole dimostra ancora un attaccamento alla giustizia e una certezza unica all'orgoglio degli italiani che ormai quasi tutti dovrebbero aver perso: se (Dio non voglia) muore Genchi i suoi archivi saranno distrutti, dimenticati, coperti da segreto di Stato ma di certo - anche forse con "l'aiuto" di magistrati compiacenti ai poteri forti - almeno in questa Italia del 2009  - tutto sarebbe insabbiato. In ogni caso, Genchi conclude con una stilettata ai suoi detrattori: "Quelli che mi hanno attaccato, che sono in molti, adesso cominciano ad essere preoccupati perché -sostiene ancora Genchi- i documenti dell'archivio andando in mano di altri, basta farne una seconda copia per far sì che diventino centomila. Non a caso le più grandi invenzioni della storia sono la fotocopiatrice, il dvd, e le chiavette usb. Fino a quando questi dati erano nel famoso archivio Genchi, pur essendo dati acquisiti, utilizzati e conservati in modo legittimi, come confermato dal Tribunale del riesame di Roma, questi dati erano come in una teca. Cosa ne sarà adesso?".

Ecco, forse sarebbe il caso che le verità uscissero fuori, caro signor Genchi, prima che sia troppo tardi.


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