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Ricreatorio: l’educazione attraverso il gioco

 |  Redazione Sconfini

All’inizio del Novecento Trieste era una città che aveva raggiunto oltre duecentomila abitanti e uno sviluppo urbanistico importante, conseguenza di una crescita demografica particolarmente sostenuta dovuta ad un ciclico fenomeno d’immigrazione; per togliere i bambini dalla strada furono create delle strutture parascolastiche uniche nel loro genere.

I ragazzi italiani si sono formati negli oratori, quelli triestini nei ricreatori. Questi, infatti, sono un’istituzione che non ha equivalente nel resto d’Italia, in quanto volutamente laica e volta a promuovere uno stile educativo basato principalmente sul gioco.
In breve, i ricreatori divennero uno strumento educativo di prim’ordine per originalità di impostazione e per la vasta adesione dei ragazzi delle classi popolari. Ciò fu dovuto in gran parte all’impegno degli insegnanti che, con un’opera spesso sorretta da quegli ideali democratici di ispirazione mazziniana cui si richiamava la componente più avanzata del movimento liberal-nazionale a Trieste, riuscirono a plasmare la nuova istituzione in una vera e propria scuola del popolo. In essa vennero sviluppati fermenti che assumeranno particolare importanza per l’avvenire, quali la pedagogia, l’educazione al sentimento attraverso la filodrammatica, le letture, la musica, il canto, le attività sportive sviluppate in modo da far divertire e ragionare e quindi la rivalutazione del giovane in tutte le sue potenzialità. Tutti insegnamenti proposti, in quegli anni, pure da altri in Italia e all’estero, ma che a Trieste furono realizzati in un’istituzione pubblica, aperta a tutti.
Nel tempo, le grandi trasformazioni della nostra società e le mutate condizioni di vita non hanno mancato di influire su questa istituzione e per capire meglio cosa offre oggi il servizio di ricreatorio e com’è cambiato, abbiamo deciso sentire il direttore responsabile dell’Area Educazione, università e ricerca del Comune di Trieste, Enrico Conte: “Il ricreatorio – racconta – nasce nel 1908 con l’obiettivo di togliere i bambini dalla strada. Nel tempo il servizio si è naturalmente evoluto, ma il principio fondamentale che lo caratterizza da sempre è l’educazione attraverso il gioco, che aiuta a far rispettare le regole. Il servizio è rivolto a tutti i bambini dai sei ai diciotto anni, anche se la maggior parte dei ragazzi sono interessati a frequentarlo fino ai quattordici anni, in quanto poi, acquisendo una maggiore autonomia, cercano stimoli diversi ed è proprio per questo motivo che nel 2004 sono nati i poli di aggregazione giovanile, che offrono attività ai ragazzi dai quattordici ai venticinque anni. A tal proposito, vorrei ricordare che questi poli gestiscono importanti progetti come “Artefatto”, grazie al quale i giovani possono dipingere, o progetti di musica che portano band in città. Inoltre, grazie ai fondi di 370mila euro erogati dal ministero della Gioventù dell’allora governo Prodi, stiamo cercando di creare una casa cinematografica e degli atelier creativi, tutti progetti che mirano a stimolare la creatività dei ragazzi attraverso la conquista dell’autonomia”.
Più nello specifico, a Trieste vi sono dodici ricreatori e due poli di aggregazione giovanile, il Toti ubicato a San Giusto e il Ricceri situato a Borgo San Sergio. Le iscrizioni si effettuano, di regola, nel mese di settembre ed entro il mese di marzo, il costo è di dieci euro annuali.
Solo negli anni ’90 c’è stato un serio ripensamento dell’istituzione, anni che stabiliscono l’elezione diretta del sindaco grazie alla Legge 81 del 1993 e che dimostrano la volontà di voler recuperare una maggiore capacità di governo e quindi una maggiore risposta dei servizi ai cittadini. “È in questo contesto – sottolinea Conte – che s’introduce la programmazione degli investimenti per i ricreatori, s’inizia un programma di riqualificazione e di cambiamenti strutturali, dando così linfa alla progettualità degli stessi e avviando un processo di maggiore apertura verso la città che ha portato alla stabilizzazione dei servizi offerti, come ad esempio l’apertura alle mattine del ricreatorio, durante l’estate. Il servizio estivo prevede gite al mare, visite ai musei nonché al Sincrotrone, tutte iniziative che mirano ad incoraggiare la curiosità nei bambini. Negli anni passati, inoltre, si sono portati avanti progetti che miravano ad alimentare anche il senso della scoperta nei bimbi, proponendo gite orientate ad una conoscenza più approfondita della città e delle sue piante”. Ciascun ricreatorio ha il suo programma educativo annuale, così da permettere al genitore di scegliere liberamente nel modo più opportuno.
Inoltre, sempre negli anni ’90 si è avviato il SIS, il servizio di integrazione scolastica che in diretto collegamento con le scuole appartenenti, promuove l’autonomia e la socializzazione dei bambini durante il pasto e li aiuta nello svolgimento dei compiti pomeridiani, nonché nelle varie attività (sportive, musicali, teatrali) proposte dalla struttura educativa e che ogni bambino può liberamente scegliere e seguire. Inoltre, si è predisposto un preaccoglimento scolastico per i bimbi che non possono essere accompagnati a scuola dai genitori. Il servizio di integrazione scolastica ha una tariffa mensile differenziata in ragione delle fasce di reddito.
Il direttore dell’Area Educazione ci tiene inoltre a sottolineare come in questo settore sia di fondamentale importanza la formazione di tutti gli operatori: “Siamo direttamente noi – spiega – a gestire la formazione sia a livello di risorse che di idee. In quattro anni sono state formate tutte le mille persone impegnate nell’Area educativa, che rappresentano circa un terzo della forza lavoro del Comune”. “La formazione – precisa Conte – si è attuata sulla base delle singole specificità e competenze. Infatti, non ha riguardato solo gli insegnanti, che peraltro costituiscono l’asse portante dei nostri servizi dai nidi ai ricreatori, ma anche tutto il personale che opera all’interno delle strutture”. “Sono fortissimamente convinto – conclude – che non ci possa essere qualità nel servizio se non c’è un’adeguata preparazione ed è per questo motivo che abbiamo deciso di investire così tanto nella formazione del nostro personale”.

foto: Robert Callins


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