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Uomini vs donne: meglio un trattore o una Ferrari?

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Sono più intelligenti gli uomini o le donne?

Considerando che il caporedattore è uomo e mi ha affidato questo articolo, mi verrebbe da dare la risposta senza esitazione. Poi però mi fermo e trovo l’argomento una sfida stimolante. So già che posso inimicarmi una delle due metà del cielo. È chiaro che mi converrebbe anticipare la conclusione e dire diplomaticamente: dipende. Un po’ come nei sondaggi potrei rifugiarmi in una risposta, che non è una risposta, a metà o dipende. Un dato questo che in realtà a nulla serve ai fini della ricerca per cui il sondaggio viene commissionato. Però ci voglio provare. Sono donna e quindi non posso essere imparziale, sarebbe un autogol. Ma sono sposata e quindi sarebbe un altro autogol. Aiuto non posso uscirne. Oppure, e qui forse giace la mia zattera di salvataggio, posso provare a vederci più chiaro. E chissà cosa ne uscirà. Allora osservo una normale giornata casalinga e poi una normale giornata lavorativa. In casa siamo due a uno, nel senso che ho una figlia e un marito. Poverino, diranno in molti, nemmeno il sostegno di un cagnolino maschio. Ma le cose non stanno proprio così e poi qui stiamo parlando di intelligenza. Ed ecco che laddove non arrivo io arriva lui. Laddove non ce la fa lui subentro io. Ma ciò che è intrigante è la complementarietà delle intelligenze. Se con intelligenza vogliamo intendere, tra l’altro, quell’insieme di capacità utili per affrontare la vita nelle sue inaspettate pieghe. C’è un problema di tipo relazionale che riguarda un amico: ecco che cerco di andare a fondo e comprendere quali sono le ragioni più profonde per cui qualcuno ha agito in un certo modo. Ecco allora il pragmatismo maschile che spiega, in maniera altrettanto convincente, il perché e il senso dell’azione della persona in questione. Chi ha ragione? Entrambi. Ma poi non è tanto chi ha ragione a essere sotto analisi, bensì chi ci ha capito di più. Per onestà, e non per essere al riparo da critiche da parte degli uni o delle altre, ribadisco: entrambi. Si dà infatti il caso che semplicemente l’approccio sia diverso. Per meglio spiegarmi è come quando vediamo un volto di una persona: non tutti lo vediamo allo stesso modo, eppure il volto della persona è lo stesso, ma c’è chi lo trova bello e serio e chi lo trova magari brutto e buffo. Va da sé che gli abbinamenti possono cambiare. Siamo al relativismo assoluto? Non credo è solo una questione di prospettiva. Adesso guardo alla giornata lavorativa. In redazione siamo più donne che uomini. L’approccio è diverso: emotivo quello femminile, pragmatico quello maschile. Ma è evidente che senza il contributo degli uni nulla di buono uscirebbe da questo spazio di via Economo. Un microcosmo dove però senza l’aiuto delle altre non uscirebbe lo stesso prodotto editoriale. C’è un fatto però. Non è vero che il cervello femminile è uguale a quello maschile. Se quello maschile pesa di più, di circa il 10-15%, quello femminile è per così dire più denso. Maggiore è la quantità di materia grigia nel cervello della donna, laddove c’è più materia bianca in quello maschile. Il cervello umano è diviso in due emisferi, quello di sinistra dove avvengono i ragionamenti di tipo sequenziale, e quello destro da dove prende l’abbrivio l’impulso a svolgere più operazioni mentali contemporaneamente. Il cervello femminile presenta un corpo calloso, cioè quella parte che rende possibile la comunicazione tra i due emisferi, più spesso rispetto a quello maschile. Il che significa che i ragionamenti paralleli, tipici dell’emisfero destro, influenzano più fortemente quelli di tipo logico rispetto a quanto avviene negli uomini. Questi i risultati delle ricerche attuate con sofisticati strumenti diagnostici da Paolo Pancheri, ordinario di Psicologia e Psichiatria all’Università La Sapienza di Roma. Le donne sono quindi più intuitive dell’uomo (e chi non l’ha sperimentato?) grazie alle maggiori connessioni tra i due emisferi. Inoltre una zona dei lobi frontali, che sovrintende ai processi di memoria a breve termine, alla programmazione e alla valutazione delle procedure e delle decisioni da prendere per raggiungere uno scopo, ha uno spessore maggiore ed è collegata con le aree limbiche, quelle dove risiede l’emotività. Ne consegue che le decisioni della donna sono fortemente influenzate dalle emozioni. Di fatto si può decidere seguendo criteri di logica oppure si può far entrare in gioco l’emotività. Se si segue il ragionamento logico sequenziale, tipicamente maschile, si valutano solo le probabilità evidenti relative ai rischi e alle possibilità di successo, oppure, dice Pancheri, “si possono introdurre fattori di correzione di tipo emozionale”. Accade allora che se si valutano solo le opzioni dal punto di vista logico-sequenziale, si rischia di perdere un’opportunità di successo. Un’opportunità che può derivare dalla percezione, propria della donna, di alcune variabili, magari non quantificabili esattamente, frutto dell’influenza delle emozioni. Le soluzioni che lei propone si rivelano allora vincenti, proprio perché più complesse in quanto contemplano un numero maggiore di fattori. E adesso scarico completamente la responsabilità sull’esperto che propone questo paragone: il cervello femminile è più raffinato, più sofisticato di quello maschile, più completo. In sintesi, è come una macchina altamente sofisticata, quello dell’uomo è più paragonabile a un trattore. Ipse dixit. “Certo – sottolinea il docente dell’Università Alla Sapienza – entrambi servono ma i meccanismi sono notevolmente diversi”. La conclusione a questo punto, preso atto dei dati scientifici raccolti, sembra facile e indiscutibile: le donne sono il numero uno, anche sotto il punto di vista dell’intelligenza. Già. Facile vero? Gratificante, vero ragazze di tutte le età? Ci voleva infine qualcuno che ci rendesse merito e rendesse evidente, dati scientifici alla mano, tutto ciò che noi sapevamo da tempo, ma forse non abbiamo mai osato asserire. E da qui potremmo portare la riflessione a ulteriori conseguenze e immaginare un mondo dove le donne sono al potere, dove dettano legge e nessuno, in nome della superiorità acclarata, possa metterle in dubbio. Facile, vero? Però rivoltiamo la medaglia dall’altra parte: cosa faremmo dall’alto del nostro trono? Con chi ci arrabbieremmo, o saremmo capaci di non arrabbiarci più, perché grazie all’apatheia che ce ne deriverebbe, saremmo scevre da ogni turbamento (tanto sappiamo che siamo superiori e l’azione dell’inferiore perché dovrebbe turbarci?) e poi di chi ci innamoreremmo? O ancora, ci siamo sempre innamorate di esseri un po’ più stupidini di noi? Certo messa così la faccenda non gioca a nostro favore. Allora ecco che viene in mente che forse, come si diceva all’inizio, dipende. Il modo maschile rimane per noi affascinante, diverso ma fortemente attraente. Diciamocelo: non potremmo farne a meno. Dipende dal punto di vista: noi vediamo in un modo, loro in un altro. Ma ciò che arricchisce, si usa dire, è la diversità. Se scopro un mondo diverso dal mio mi arricchisco. Se lascio scoprire il mio mondo a un altro permetto l’altrui arricchimento. Ma una nota penso sia doverosa: troppo spesso le donne sono in crisi di autostima (e su questo sorge spontaneo il dubbio che i maschi ci abbiamo marciato nel corso dei secoli alla grande), prive della consapevolezza dei loro talenti, e penso che queste leggere riflessioni ci possano indicare una strada. Prendiamo atto che abbiamo effettivamente, perché la natura ce le ha donate, delle carte in più da giocare e affrontiamo l’altra metà del cielo con un pizzico di sicurezza in più. E per finire: le donne hanno un cervello stile Ferrari, gli uomini più stile macchinario agricolo. Ma ci sono eccezioni, come il direttore e il caporedattore. Non si sa mai… Tiziana Benedetti


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