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La storia del CARA di Mineo: da Berlusconi a CL, passando da Mafia Capitale e Ncd

 |  Redazione Sconfini

Il duplice ed efferato assassinio di un'anziana coppia di coniugi per mano di un immigrato ospitato al CARA di Mineo ha riacceso i riflettori sul Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo più grande d'Europa.

Vale la pena ricostruire, anche alla luce delle ultime scottanti rivelazioni di Luca Odevaine, ex capo di gabinetto di Veltroni e uomo dell'immigrazione di Mafia Capitale, la storia di questo luogo in cui appare del tutto evidente la speculazione che purtroppo alcuni politici e faccendieri italiani stanno perpetrando alle spalle di migliaia di richiedenti asilo e dello Stato italiano. Perché, quando alcuni agitatori di folle e neonazisti in camicia verde, blaterano di immigrati che costano 36 euro al giorno fanno riferimento proprio al tariffario che lo Stato paga a chi gestisce il CARA, vincitori di un appalto truccato (stando a quanto dichiarato da Odevaine agli inquirenti), da 100milioni all'anno. Dei 36 euro al giorno, 5 euro ogni due giorni vengono caricati su una sorta di badge a disposizione degli stranieri che però non hanno in mano soldi ma solo la possibilità di acquistare all'interno del CARA le sigarette (anche quelli che non fumano!). Così sono costretti a rivenderle in nero e a prezzo più basso per poter disporre di un paio di euro al giorno.

Il CARA nasce in fretta e furia all'inizio delle primavere arabe nel marzo 2011. In una piana della provincia di Catania, nel comune di Mineo, sorgeva il Residence degli Aranci costruito da una ditta di Parma, la Pizzarotti e co. (ovviamente solo un'omonimia con il sindaco della città emiliana) per i poco più di 1.500 militari americani della base di Sigonella. Nell'architettura è evidente che anche lo stile e l'impianto urbanistico richiama le zone residenziali delle città americane. Nel 2010 gli USA disdicono il ricco contratto per trasferire i militari in un nuovo residence più vicino alla base. Il Ministero dell'Interno guidato dal leghista Maroni in comproprietà con l'allora premier Berlusconi salva la Pizzarotti con un indennizzo di 6 milioni all'anno per le 400 villette e creando il CARA più grande d'Europa. Capienza prevista: 4.000 immigrati.

Salvatore Buzzi, ras delle cooperative romane implicato in Mafia Capitale dichiarerà: "Se comincio a parlare del CARA di Mineo cade il Governo (Renzi ndr)". Chi amministra l'accoglienza gode di una rendita garantita e infatti il Centro è diventato una paludosa micro-società che si gestisce secondo regole arbitrarie e opache. A partire dall'assegnazione dei gestori: inizialmente nel 2011 il CARA è affidato alla Croce Rossa di Milano (guarda caso la sorella di Gianni Letta è presidente della Croce Rossa lombarda) ma ben presto attraverso un "bando creato ad hoc" secondo Odevaine la gestione viene data a un consorzio siciliano di cooperative sociali denominato Sisifo. Ne fanno parte coop rosse, bianche e cielline. Sisifo non poteva perdere. E infatti vince il bando.

Sisifo, che gestisce anche il centro di Lampedusa, il CARA di Foggia e il Centro Soccorso e Prima Accoglienza di Cagliari ha sede a Catania in un immobile di proprietà di Giovanni La Via (che si è detto estraneo), eurodeputato di Ncd e vicino al presidente del consorzio Giuseppe Castiglione. Quest'ultimo, già presidente della Provincia di Catania, Consigliere Regionale all'ARS, Europarlamentare e dal 2013 (subentrando al suocero Senatore di Forza Italia Giuseppe Firrarello, perché in Italia funziona così, anche le cariche politiche e pubbliche vengono trasmesse di padre in figlio, come i negozi o le licenze del taxi) deputato prima con il Pdl e poi con Ncd, è ancora oggi sottosegretario alle Politiche Agricole del Governo Renzi. Attualmente è indagato dalla Procura di Catania proprio per turbativa d'asta in relazione all'appalto di gestione del CARA di Mineo.

Secondo il presidente dell'Anticorruzione, Raffaele Cantone, l'ultima gara d'appalto datata 2014 del CARA è "lesiva della concorrenza" ed è stata portata avanti "senza alcuna trasparenza". Il direttore generale del consorzio, Giovanni Ferrera, se n'è infischiato spiegando che il parere di Cantone "non è vincolante". Poi la struttura sarà ugualmente commissariata ma nel frattempo, poiché il CARA è una realtà estremamente grande, che dà lavoro a 400 persone ed è in zona il più importante "datore di lavoro" stracciando l'Ikea con i suoi i 150 dipendenti, la torta prevede anche una nutrita serie di subappalti (pulizie, mensa, sicurezza, corsi di italiano ecc.) ecco che il CARA è diventato un potentissimo strumento elettorale per Castiglione. La gestione dei pasti, la parte più succosa dei subappalti, è stata affidata per esempio alla cooperativa La Cascina, vicina a Comunione e Liberazione. "In più di un'occasione - confessa Odevaine - il dirigente della cooperativa mi ha detto che la Cascina ha stretto rapporti con Lupi, Alfano e Castiglione e che finanziava la nascita di Ncd". Sarà vero? Sta di fatto che "a livello nazionale - ha ricordato Odevaine - Ncd avrà presto il 3 o 4%, mentre in quella zona ha preso il 40%".

Qualcosa vorrà dire.


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