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Franceschini e l'elogio dell'ipocrisia

 |  Redazione Sconfini

Ieri Dario Franceschini ha pronunciato il suo discorso in qualità di candidato alla segreteria del Partito Democratico. Il povero Dario, subentrato a Walterloo Veltroni alla guida ad interim del partito dopo il ko del centrosinistra in Sardegna, è stato subito etichettato come "vicedisastro" da Matteo Renzi, poi divenuto sindaco di Firenze per il Pd, perché già era il vice di Veltroni.

Due i meriti principali di Franceschini in questo periodo travagliato di reggenza del Partito Democratico:

1. Utilizzando toni dipietreschi nelle tre/quattro settimane prima delle Elezioni Europee è riuscito ad evitare la sparizione del deforme soggetto politico che rappresenta acciuffando un 26% abbondante (poco rispetto al 33% delle politiche, ma un miracolo considerate le premesse). Ovviamente subito dopo il voto il Pd è tornato a quello che meglio gli riesce di fare: nulla. E' tornato il Pd muto, inciucione, senza stretegia, senza proposte, diviso al suo interno, incapace di opporsi al regime berlusconiano.

2. Ha scoperto e valorizzato Debora Serracchiani, forse il volto pulito e giovane che meritava il Pd degli elettori. La Serracchiani è attesa ancora alla prova del nove, quindi il giudizio nei suoi confronti è sospeso, certamente è riuscita a far emergere alcune brutture già presenti geneticamente nel partito riuscendo anche a denunciare le lotte di potere interne.

Gli ultimi giorni però, sono stati caratterizzati dall'annunciata candidatura a segretario del Pd di Beppe Grillo. In modo osceno, vergognoso, dittatoriale, falso, ipocrita, squallido e falso, l'élite democratica ha rigettato la richiesta d'iscrizione del comico con una serie di motivazioni A-L-L-U-C-I-N-A-N-T-I. Soprattutto per un partito che ha accolto e fatto dirigente un presunto stupratore seriale con precedenti (il signor Bianchini)!

Certi di perdere il controllo del partito e forse anche di dover finalmente sparire dalla vita politca che hanno ammorbato per decenni, sfruttando sconosciuti prestavolti i vari Fassino (l'unico ad essersi esposto in prima persona), Rutelli, D'Alema, Violante e Franceschini hanno eretto un muro e alla fine hanno rifiutato la candidatura di Grillo.

A spiegare come il Pd ha deciso di scaricare Grillo ufficialmente (facendo ricorso all'art. 2, comma 8, dello Statuto del Pd) è ben spiegato da Paolo Flores D'Arcais: L’articolo 2, comma 8, dello Statuto Pd è chiarissimo: “Sono esclusi dalla registrazione nell’Anagrafe degli iscritti e nell’Albo degli elettori le persone che siano iscritte ad altri partiti politici o aderiscano a gruppi di altri partiti politici all’interno di organi istituzionali elettivi”. Beppe Grillo non è iscritto ad un altro partito e non è membro di alcun “organo istituzionale elettivo”, nel quale aderire a un “gruppo di un altro partito politico”. Se non gli venisse data la tessera dalla sua sezione territoriale si tratterebbe di una violazione smaccata dello Statuto da parte di coloro che lo hanno formulato. Sarebbe insomma una “interpretazione ad personam” degna delle berlusconiane leggi ad personam, azione con la quale la nomenklatura del Pd confesserebbe coram populo la sua assimilazione dei “valori” del regime berlusconiano.

Beppe Grillo infatti è ispiratore delle liste civiche 5 stelle, che non sono partito, né lui è iscritto a queste liste civiche che ha contribuito fattivamente affiché proliferassero. Lui proponeva semplicemente di riempire il vuoto di contenuti politici e programmatici del Pd con queste sue idee. Insufficienti, certo, perché mancano molti temi fondamentali come il lavoro, la sanità e la scuola, ma già da soli infinitamente più ricchi della proposta politica del Pd.

Ed ecco le parole di ieri di Franceschini, che ufficialmente non ha detto neppure una parola sul caso Grillo ma che in realtà è quello che più ne ha guadagnato dalla sua radiazione, le quali risuonano come un vero e proprio inno alla menzogna e all'ipocrisia. D'altra parte siamo in era berlusconiana...

"Vogliamo un partito aperto"
"Non alziamo barriere"
"Affidare agli iscritti le scelte del partito e l'elezione degli organi...e del segretario nazionale"
"Un Patto che rispetti la pluralità di culture che arricchiscono il partito. Che non le teme"
"Noi vogliamo un partito che ha il coraggio di rischiare"
"Ci ascolteremo, dialogando"
"Un partito plurale"

Non conosciamo lo stato clinico degli elettori del Pd. Sappiamo bene il livello di lobotomia di quelli del Pdl e siamo certi che anche i democratici non sono ben messi, ma queste parole finte e ipocrite - che sono l'esatto opposto di quanto avvenuto con Grillo - gridano vendetta. Tremenda vendetta!


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